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Il 2 Giugno festa di tutti? Non a Como
Il 2 Giugno - Festa della Repubblica - ormai è alle nostre spalle. Tuttavia, non si può negare il gusto d'amaro che molti hanno provato nel vedere come, la città di Como, ha reso omaggio a tale decorrenza.
Sandro Pertini nel discorso di fine anno del 1979 diceva: “Dietro a ogni articolo della Carta Costituzionale Stanno centinai di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi”.
Come suggerito dalle parole riportate del Presidente Pertini dovremmo ricordare che la Repubblica Italiana è come un tessuto. Trama e ordito di questo tessuto sono i cittadini e la Costituzione. Esiste un intimo rapporto di simbiosi che ci permette di dire che uno non esiste senza l'altro. I valori della Costituzione, oggi, vivono sulle gambe delle tante persone che la sostanziano nella vita di ogni giorno. Lo stesso Giovanni Leone diceva: “Quando il 2 giugno 1946 nacque la Repubblica, tutti avemmo la consapevolezza che conservare integri nel tempo gli ideali cui essa si ispirava, avrebbe comportato momenti di duro impegno ed, anche, grandi sacrifici”.
È sulla base di questi presupposti che, molti, hanno trovato oltremodo inappropriata la manifestazione contro il governo proposta da Fratelli d'Italia con l'appoggio della Lega.
Si avverte la necessità di ricordare che è la festa di tutto il popolo italiano e che ogni strumentalizzazione è stata fuori luogo e dannosa dello spirito per cui questa festa è stata pensata. C'è da ricordare (anche) che la nostra Costituzione non è uno strumento intermittente ma continuo nel suo senso e nel suo valore. La Costituzione Italiana non è un supermarket dove si scelgono solo gli articoli a proprio uso e consumo. In tal senso, emerge la grande contraddizione per cui si sfrutti il diritto di manifestazione e libero pensiero - art. 21 Cost.- quando, pochi giorni prima, le stesse persone hanno mostrato grande disinteresse per la delibera “In comune senza odio” che faceva vivere i principi costituzionali di solidarietà e uguaglianza (art. 2 e art.3 Cost.) all'interno di un piano d'azione per il contrasto all'odio, al razzismo e la xenofobia.
Alcuni partiti a Como pensano che la parola “antifascismo” sia da eliminare come la sua memoria. Chi lo pensa è negazionista di quella stessa libertà che gli permette di esprimere tale giudizio così impietoso. Per dovere di cronaca, si devono riportare le parole del consigliere De Santis (Fratelli d'Italia) dette nel corso della trattazione della delibera in Consiglio Comunale, quando afferma - a proposito dell'antifascismo - che “sarebbe opportuno chiudere questa pagina, chiudere quel retaggio e destinarlo alla storia”.
C'è, invece, bisogno di dirlo a gran voce.
Destinare alla storia chi siamo è negare il nostro passato che vive e pulsa, ancora oggi, nella Costituzione Italiana.
Ogni silenzio è complice, ogni indifferenza è colpevole.La mancata approvazione della delibera per il contrasto all'odio, razzismo e xenofobia smaschera coloro che vogliono che Como e i suoi cittadini siano schiavi del pregiudizio e dell'odio e lo strumentalizzano facendolo diventare architrave della peggiore politica che Como abbia mai visto.
D'altro canto, appare sempre più evidente che la strumentalizzazione sia un vezzo della politica di Como. Più volte abbiamo rimarcato come l'amministrazione comunale ha generato, con scelte scellerate, la situazione dei senza fissa dimora a Como. Perpetua il suo atteggiamento, oggi indifferente, non preoccupandosi della prossima chiusura del dormitorio.
Dobbiamo essere chiari, chi non ha scelta non può e non deve essere strumento politico ma doveroso è che siano soggetto delle nostre migliori politiche. Il grado di civiltà di una comunità lo si misura con il grado di benessere degli ultimi.
Tutto questo è un azzardo morale che merita una lunga riflessione sull'operato di alcuni partiti che, ormai, non hanno più alcun rispetto per i cittadini, la Costituzione e la Repubblica.
Quello che dovrebbe indignare tutti è che esiste una fortissima voglia di far diventare questa narrazione distorta e strumentalizzata di Como e dei suoi cittadini come maggioranza e verità assolute. Como non si merita questo. Como non è questo. La spasmodica voglia, di Lega e Fratelli d'Italia, di un consenso ideologizzato sta rovinando Como, la sua società (frammentata) e la sua economia e offende le coscienze di tutti.
Luca Venneri